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Irène Némirovsky

Némirovsky, nata nel 1903 a Kiev, comincia a narrare poco più che ventenne. La sua è una scrittura che sembra farsi da sola, come se scaturisse da una vena creativa quasi fisiologica, e il suo talento di tessitrice di storie ha l’irruenza di un fenomeno di natura, la stessa inesorabile determinazione. Tra il 1923 e il 1942 redige un numero sterminato di pagine e ovunque la sua mano è implacabilmente precisa, non può non esserlo. I materiali, le situazioni, i personaggi che trafigge con la penna e morde con le parole sono infatti variazioni su un unico tema: il disfacimento del patto sociale e dei legami d’amore, d’amicizia, di fiducia e l’instaurarsi (o il perpetuarsi?) di una barbarie che non prevede esenzioni.

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