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Descrizione
“Non sono razzista, ma” illustra un meccanismo psicologico tanto elementare quanto diffuso, che mira a prendere le distanze dalle parole e dagli atti che ci tradiscono e contraddicono ciò che pensiamo di essere, o che magari vogliamo far intendere di essere. Ma ormai è entrata in crisi l’interdizione morale nei confronti di parole e atti xenofobi, che aveva costituito una sorta di presidio linguistico e culturale, ma anche sociale e politico, rispetto al ricorso a pratiche di esclusione e discriminazione. Forse davvero sta cadendo il tabù del razzismo nella società italiana. Luigi Manconi e Federica Resta lanciano un grido d’allarme in questo pamphlet di grande urgenza: l’intolleranza etnica ha trovato spazio nel discorso pubblico e nella sfera politica, legittimando comportamenti fino a ieri censurati, grazie a figure pubbliche che fanno del proprio ruolo istituzionale (come nel caso del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli) una risorsa significativa di produzione e legittimazione dell’ostilità sociale nei confronti dello straniero. Manconi e Resta dimostrano che queste figure pubbliche corrispondono a un tessuto in crescita di piccoli e grandi imprenditori politici dell’intolleranza, capace di produrre anche casi paradossali di “razzismo democratico”, come i Centri di identificazione e di espulsione per stranieri irregolari, un sistema incompatibile con diversi princìpi costituzionali, eppure tollerato dalle istituzioni. Un libro fondamentale per evitare l’errore di indugiare nel “peccato dell’indifferenza”.
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245,8 KB
Lingua
ita
Anno
2017
Isbn
9788858828946