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Descrizione
Encomiabile punto d’approdo di un travagliato percorso giurisprudenziale e normativo, il reclamo al magistrato di sorveglianza introdotto dal d.l. 23 dicembre 2013, n. 146, attribuisce a chi si trovi ristretto in carcere o in un istituto per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive uno strumento giurisdizionale di tutela dei propri diritti la cui caratteristica saliente è il polimorfismo funzionale. Nel medesimo contenitore rituale – ritagliato dal legislatore penitenziario sulla sagoma del procedimento tipico di sorveglianza – vengono riversate due procedure decisionali profondamente diverse tra di loro per natura, presupposti e finalità specifiche. Mentre il reclamo in materia disciplinare (art. 69 comma 6 lett. a ord. penit.) si presenta a tutti gli effetti come un atto di impugnazione nei confronti di un provvedimento di natura sanzionatoria, il reclamo in materia di diritti (art. 69 comma 6 lett. b ord. penit.) innesca un vero e proprio giudizio di legittimità sull’esercizio dei poteri di gestione della vita del recluso attribuiti agli organi della pubblica amministrazione. Il magistrato di sorveglianza si trova in questo modo a interpretare sul medesimo palcoscenico due parti assai diverse, recitando copioni tipici del giudice penale nel primo caso (nell’ampia accezione ormai assegnata alla matière pénale dalla giurisprudenza sovranazionale) e del giudice amministrativo nel secondo.
Dettagli
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Dimensioni del file
2,6 MB
Lingua
ita
Anno
2020
Isbn
9788892185005